3 febbraio 2006
La morte al tempo dell'sms
Non mi era mai capitato che mi morisse qualcuno in rubrica.
Probabilmente è capitato a pochi: l'uso intensivo del cellulare è
tipico di una generazione che, per ora, morti ne ha avuti pochi.
Ma è successo. Me ne sono accorto ieri, dopo quasi due mesi dalla morte
di una persona a cui devo gran parte di quello che sono. Il suo nome e
il suo cognome, storpiato scherzosamente, sono ancora lì, e lì è il suo
numero di telefono. Chissà che fine ha fatto, quel numero? Il telefono
l'avrà preso qualcuno, oppure sarà stato chiuso in cassetto, ma la sim?
Dovrebbero seppellirla col morto, come avrebbero fatto nell'antico
Egitto. Cosa identifica ormai una persona più del suo numero di
cellulare? Potrebbe utilizzarlo qualcun altro? Non credo.
E se lo chiamo, che succede? Mi risponde la figlia, o mi passano direttamente l'aldilà?
«Pronto, centralino dell'Ade, sì, ora vedo se c'è, attenda in linea», e parte il Requiem di Mozart in midi...
Quindi cosa devo fare? Lo cancello? È che vedere "eliminato" sopra quel
nome, proprio non mi va. A eliminarlo c'ha già pensato un brutto male,
non c'è bisogno che mi ci metta anch'io.
Lo terrò lì, almeno per un po', poi si vedrà.
Però come si farà, fra qualche anno? Quando avremo 90 anni e intorno a
noi conteremo più fantasmi che amici in carne e ossa? Spero che non
esistano più i cellulari, per l'epoca.
| inviato da il 3/2/2006 alle 20:56 | |
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